Tricarico, Matera, Basilicata
La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Tricarico e cattedrale della diocesi omonima.
Si hanno notizie certe di una sede vescovile a Tricarico fin dal 968 e dunque non è da escludere, già in quest'epoca, l'esistenza di una cattedrale collegata alla sede episcopale.
Il nostro edificio è stato costruito nell'XI secolo per volere di Roberto il Guiscardo su donazioni del nipote, Roberto di Montescaglioso. Nel 1383 vi fu incoronato re di Napoli Luigi I d'Angiò.
Originariamente edificata in stile romanico, è stata nei secoli più volte rimaneggiata ed ampliata, ad opera dei vescovi Settimio de Robertis tra il 1609 ed il 1611, Pier Luigi Carafa senior nel 1638, Pier Luigi Carafa junior dopo la peste del 1657 ed Antonio del Plato tra il 1774 ed il 1777, che si avvalse della competenza di maestranze napoletane guidate dal regio ingegnere Carlo Brancolino e dall'architetto Domenico Sannazzaro. I lavori eseguiti da quest'ultimo vescovo hanno definitivamente modificato la cattedrale, così come la vediamo noi oggi, con un nuovo apparato decorativo e l'inserimento delle cappelle laterali.
Un particolare di unicità nella Regione è costituito dalla presenza di due grossi archi di sostegno addossati alla facciata, realizzati nel Seicento per garantire una maggiore stabilità dell'edificio e soprattutto della stessa facciata, dato che nell'occasione la chiesa fu allargata di circa 4 metri (2 per lato).
L'impianto basilicale della chiesa si evidenzia nelle tre navate con il transetto, affiancate da una serie di cappelle e dal presbiterio suddiviso in tre distinti ambienti quadrangolari. La chiesa, adorna di opere d'arte, realizzate, tra gli altri, da Pietro Antonio Ferro (una Deposizione) e Cesare Scerra, custodisce le reliquie di san Potito martire, patrono della diocesi di Tricarico, e le spoglie del vescovo Raffaello delle Nocche, servo di Dio. Singolare è la presenza, come motivo di ornamento della cappella detta "Secretarium", di un frammento di sarcofago istoriato del III secolo, raffigurante il mito pagano di Mirra (Myrrha) e Adone. La volta del Secretarium è abbellita da stucchi settecenteschi, perfettamente conservati.
Sono da menzionare le seguenti opere d'arte conservate nella cattedrale: un trittico su tavola della prima metà del XVI secolo raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Francesco e Antonio attribuito ad un anonimo artista denominato Maestro ZT; un affresco dello stesso periodo raffigurante la Crocifissione.
Sulla facciata e lungo le mura perimetrali della chiesa sono apposti gli stemmi di alcuni dei vescovi che si sono succeduti alla guida della diocesi. Il campanile, a pianta quadrata, conserva una bifora duecentesca ed una campana coeva. In origine era separato dalla chiesa e sulla sua sommità aveva una vela, ossia un muro triangolare sul quale erano collocate le campane, la cui base si sviluppava lungo una delle diagonali. Dopo la sua rimozione fu realizzato il tetto con spiovente a quattro falde regolari.
La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Tricarico e cattedrale della diocesi omonima.
Si hanno notizie certe di una sede vescovile a Tricarico fin dal 968 e dunque non è da escludere, già in quest'epoca, l'esistenza di una cattedrale collegata alla sede episcopale.
Il nostro edificio è stato costruito nell'XI secolo per volere di Roberto il Guiscardo su donazioni del nipote, Roberto di Montescaglioso. Nel 1383 vi fu incoronato re di Napoli Luigi I d'Angiò.
Originariamente edificata in stile romanico, è stata nei secoli più volte rimaneggiata ed ampliata, ad opera dei vescovi Settimio de Robertis tra il 1609 ed il 1611, Pier Luigi Carafa senior nel 1638, Pier Luigi Carafa junior dopo la peste del 1657 ed Antonio del Plato tra il 1774 ed il 1777, che si avvalse della competenza di maestranze napoletane guidate dal regio ingegnere Carlo Brancolino e dall'architetto Domenico Sannazzaro. I lavori eseguiti da quest'ultimo vescovo hanno definitivamente modificato la cattedrale, così come la vediamo noi oggi, con un nuovo apparato decorativo e l'inserimento delle cappelle laterali.
Un particolare di unicità nella Regione è costituito dalla presenza di due grossi archi di sostegno addossati alla facciata, realizzati nel Seicento per garantire una maggiore stabilità dell'edificio e soprattutto della stessa facciata, dato che nell'occasione la chiesa fu allargata di circa 4 metri (2 per lato).
L'impianto basilicale della chiesa si evidenzia nelle tre navate con il transetto, affiancate da una serie di cappelle e dal presbiterio suddiviso in tre distinti ambienti quadrangolari. La chiesa, adorna di opere d'arte, realizzate, tra gli altri, da Pietro Antonio Ferro (una Deposizione) e Cesare Scerra, custodisce le reliquie di san Potito martire, patrono della diocesi di Tricarico, e le spoglie del vescovo Raffaello delle Nocche, servo di Dio. Singolare è la presenza, come motivo di ornamento della cappella detta "Secretarium", di un frammento di sarcofago istoriato del III secolo, raffigurante il mito pagano di Mirra (Myrrha) e Adone. La volta del Secretarium è abbellita da stucchi settecenteschi, perfettamente conservati.
Sono da menzionare le seguenti opere d'arte conservate nella cattedrale: un trittico su tavola della prima metà del XVI secolo raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Francesco e Antonio attribuito ad un anonimo artista denominato Maestro ZT; un affresco dello stesso periodo raffigurante la Crocifissione.
Sulla facciata e lungo le mura perimetrali della chiesa sono apposti gli stemmi di alcuni dei vescovi che si sono succeduti alla guida della diocesi. Il campanile, a pianta quadrata, conserva una bifora duecentesca ed una campana coeva. In origine era separato dalla chiesa e sulla sua sommità aveva una vela, ossia un muro triangolare sul quale erano collocate le campane, la cui base si sviluppava lungo una delle diagonali. Dopo la sua rimozione fu realizzato il tetto con spiovente a quattro falde regolari.